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STORIA DI UN IMPEGATO

  • Immagine del redattore: foglia grafica ventodistrada
    foglia grafica ventodistrada
  • 7 feb 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Questa volta lo spettacolo si è tenuto venerdì 5 al teatro Cardinal Massaia, nel quartiere Madonna di campagna.

La storia è quella di un uomo qualunque che si trova a fare i conti con le proprie responsabilità al confronto con il desiderio di celebrità. Se lo contendono la reificazione che lo rende come un burattino confuso nella massa e la sensazione di essere unico.

Il tutto riambientto nel maggio sessantottin,o che nel suo impeto emancipante sembra ever dimenticato il diritto di essere normali.

Lui è un uomo onesto, che sperimenta i primi passi dela tecnologia, ma di colpo è svuotato di senso, stigmatizzato, deriso perché preferisce la macchina alla chitarra, i capelli corti a quelli lunghi.

La vendetta del frikkettone si abbatte su di lui e gli sconvoge la coscienza. Non è più il fusacchione a non essere accettato, ma l'uomo comune, il borghese, improvvisamente diventato "piccolo, noioso, scontato e deriso". E' un uomo che si sente sommergere dall'insignificanza di una crisi che non gli chiede il suo parere o comunque non lo accetta, che si fa di magniloquenza e cerca il porprio sbocco dimenticando il rispetto e degenerando nella violenza. La pesante provocatorietà degli anni di piombo in Italia non accetta la pazienza di chi si adatta e prima di tutto cerca l'amore. Ha bisogno di carisma, di clamore, di successo.

I tentativi sorridenti di chi proponeva di mettere fiori nei cannoni sono naufragati nelle rivoltelle e nei ricatti, le ombre strumentalizzanti della massoneria incombono sulle tracce di chi reclama libertà e solidarietà. Al che "l'elemento votante indesiderato" raccoglie la sfida e e determina di dimostrare la propria efficienza e il proprio valore nella maniera più triste e impressionante possibile, nel tentativo di un nichilismo liberatorio.

Paolo Montaldo, voce narrante, guida come su un arcobaleno ad osservare il dramma mediocre di un colpevole controvoglia che si nasconde dietro la fama di nullità, intanto che Giovanni Battaglino, con il suo gruppo "Le malecorde" crea l'atmosfera e intona la ballata di un uomo che ha trovato la propria eternità nel non-essere, ma ha mantenuto in essere l'intimità del proprio sogno romantico e segreto, del proprio amore che sembrava non interessare davvero a nessuno, del proprio mistero solidale miseramente ridotto ad essere un penoso ripiego capriccioso. Le note sfilano impastate di miele e di fiele e alla fine si tuffano nella caciara e nell'eco antico del "tutto cambia e tutto rimane".

Solo un senso di rispetto neutrale e ammirato nei confronti dei quanti, poveri e ricchi, che anonimi portano avanti la propria vita ogni giorno, si è andato ad insediare al fondo della coscienza e a chiedere che nessuno si senta mai più così solo da progettare la morte.

Perché la vita è adesso.


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