L A MASSERIA DELLE ALLODOLE - Paolo e Vittorio Taviani
- foglia grafica ventodistrada

- 9 mag 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Adattamento letterario del libro omonimo di Antonia Asrlan, italiana di origine armena nata nel 1938, è stato presentato nel 2007 al Festival di Berlino nella sezione "Berlinale Special".
E' la storia di un canto d'amore che scopre se stesso intanto che affoga nel torbido paludoso non sense della persecuzione turca a spese degli armeni che si è creata all'inizio della prima guerra mondiale. Come nei miti antichi, anche in questo film Eros e Tanathos si sfidano per conquistare un protagonismo simbolico e sfuggente, che finisce per insediarsi nell'autocoscienza dello spettatore, chiamato a vivere e superare il trauma di un'antagonismo stigmatizzante che lascia perplessi, ed occuparsi della vita e della pace, con la speranza dei bambini, gli unici sopravvissuti.
Eros, come Socrate figlio di Poros, l'espediente esperienziale, l'ingegno pragmatico, e Penia, la povertà che stimola il bisogno, trova la ragione di sé quando incontra Psiche che rende estetiche le sue azioni e provoca la poesia, la cui interiorizzazione è il fine ultimo di questo film, in modo tale che l'hibrys, che è volontà di potenza, venga sottoposto alla temperanza e alla cultura. Ma, riprendendo la visione dell'antico Empedocle per cui philia (amore e amicizia) e neikos (odio e discordia) sono destinati a intrecciarsi all'infinito in una relazione irrisolvibile come una spirale algoritmica, così l'impeto di Eros è minato dalla pulsione di morte rappresentata da Tanathos, figlio della notte dei tempi, che provoca il ritorno circolare dal dubbio alla passione, la ricerca continua del senso che si cela nella stabilizzazione dimentica. In questo modo la forza creativa del volere riesce a provocare una rottura nella forìa statica ed estatica del dovere che conferma la conquista. E' il sapere che rassicura, ma il potere può dare ancora prova di sé evitando di perdersi nell'oblio del sonno, Hypnos, fratello beffardo, gemello di Eros.
Di tutto ciò in questo film emerge l'eleganza accanto alla ferocia, la tenacia nel senso della passione che scopre se stessa nel profondo dello sgomento ed emerge nascondendosi, cercando di negare l'amore alla vista della morte, per salvarlo, ma poi portandolo a sfidarla sfacciatamente, guardandola dritta negli occhi, assoggettandosi alla sua furia spaventosa, pur di non negare se stesso, fiero del proprio canto che infine esplode come una supernova in onde radio. In modo tale che la sua ciclicità, come aveva capito anche Freud, possa ripetersi e riproporsi, vada a cercare i bambini sopravvissuti, e li accompagni verso la conquista del senso della vita, di quella metafisica d'amore che trascende la morte.
A guidare lungo questo percorso è il canto di Nunik (Paz Vega) l'armena, costretta a rinunciare alla querula relazione con Egon (Alessandro Preziosi), turco, il quale l'abbandona al proprio destino di deportata per proseguire la propria carriera nell'esercito, proprio quando tutti i maschi della famiglia di lei vengono trucidati. Durante la prigionia, nel momento in cui accetta di prostituirsi per fame, incontra l'amore profondo di Yosuf (Moritz Beibltreu), capo delle guardie, responsabile dell'assassinio, che conosce per lei in sé il calore del sentimento e perde la ragione, la dignità e l'onore infine uccidendola, come le aveva promesso, per evitarle lo strazio della tortura. Intorno a loro si muovono Ismene (Angela Molina), la maga, e Nazim (Mohammed Bakri), il mendicante, protettori dell'ascesi e del coraggio, i cui volti sembrano essere solcati da tutti i secoli della storia, e la cui saggezza permette loro alla fine di essere gli unici in grado di mantenere la lucidità per mantenere vivo il mercato e negoziare la liberazione, coinvolgendo la collaborazione della propria confederazione e la complicità di un console. In questo modo la razionalità per un momento si sostituisce alla follia e i bambini vengono tratti in salvo, in modo tale che si possa ripetere, ciclicamente, la conquista del sentimento che permette il ricongiungersi con l'eternità.
I riferimenti al mito sono tratti da Cronaca9 https://cronachedellabirinto.wordpress.com/2012/01/11/cronaca-9-eros-e-thanatos-i-parte/




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